martedì 17 marzo 2009

profumi

Scuola media.

Lisa è slava, con una gran confusione in famiglia, mamma in difficoltà, papà assente, tanti più piccoli di cui occuparsi, situazione economica tragica, sballottati di qua e di là.

Lei fa la bulla, è più grande perchè ha ripetuto, è una dura, ma dentro trema, trema da far paura e quando non ce la fa più crolla e ti racconta un mondo che tu non immagini, non conosci e mai conoscerai;ma con lei parleresti per ore perchè intanto con gli occhi ti dice grazie.

Dopo una chiacchierata, in un buio pomeriggio di novembre, lei è appoggiata al vetro e sento il profumo dei suoi capelli.

E' buono” dico.

Ti piace prof. E' quello al cocco costa 2 euro e 50, l'ho comprato lo stesso”.

Sì che mi piace ragazza mia, e non immagino cosa questo significhi per te.

Scritto nell'autunno 2004

16 marzo 2009

Stamattina sono arrivata a scuola, si sente la primavera nell'aria e tutti sono più contenti.

Mi si avvicina un'educatrice del prescuola e mi racconta di Lisa, ha saputo che è in carcere in un'altra città per aver picchiato qualcuno cercando di rubare un ipod.

Immediatamente mi sono gelata, avevo la pelle d'oca, mi si sovrapponevano le immagini che avevo di lei e la pensavo dentro un carcere. Pensarla lì dentro mi ha fatto freddo, non riuscivo a pensare a nulla che non fosse il freddo del carcere e lei piccola bulla dentro.

E mi sono arrabbiata da morire, non mi davo pace, tutti sapevamo che fine avrebbe fatto se non veniva aiutata per bene. Picchiava e rubava anche a scuola però teneva anche un diario dove scriveva i suoi 13 anni, il ragazzo che aveva di un'altra scuola e c'erano le xxxxxx e i cuori, tutto come le sue coetanee.

Voleva crescere bene quando si arrabbiava perchè non era stata ordinata, quando sorrideva, quando mi faceva leggere le sue poesie, ma poi quasi ogni giorno buttava tutto all'aria, smetteva di sorridere, ti provocava, organizzava le altre contro qualcuno e cominciava la rissa.

Ma i servizi la seguivano, cambiò casa e scuola. Non sapemmo più nulla.


Sono tornata a casa, ho trovato il numero del carcere e ho chiamato.

Mi ha risposto una voce di uomo gentile e mi ha detto che lei è lì.

L'ho trovata.

Voglio contattarla per dirle che ha una bella testa, che deve poter credere che può vivere bene anche lei, che la colpa non è solo la sua, la colpa è di tutti quelli che si sono accostati a lei e non si sono fatti cambiare da questo incontro, perchè se da piccolo rubi e picchi la colpa non è mai la tua e se nessuno ti aiuta sei condannato e tutti lo sanno.


Lisa non posso pensarti ancora più sola di quanto già non fossi.




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