sabato 14 marzo 2009

Sassi

Festa di fine anno della scuola privata in cui lavoravo.

Siamo al dopolavoro delle poste un po' in collina per la messa e la festa finale. Genitori più bambini più insegnanti tra cui delle suore.

Giornata calda, molto.

Bambini stanchi,alla fine, molto stanchi.

Bimbo della materna che stringe forte un sasso nella mano a cui aveva legato un nastrino viola dei palloncini con cui aveva giocato tutto il tempo con i suoi amici a fare delle avventure.

Papà che vuole che il bambino molli il sasso perchè è tardi e si deve andare.

Maestra che osserva la scena.

Papà insiste senza dare motivazioni, manco fosse un masso...

I bimbi piccoli amano tenere le loro cosine nei pugni chiusi, possono stare così per ore e riuscire a fare tutto compreso la pipì o mangiare.

Bimbo comincia a piangere perchè non vuole lasciare il suo sasso della forza invincibile con nastro potente.

Papà perde la pazienza.

Maestra guarda.

Quando un bimbo parte con il pianto è irrefrenabile ed è insopportabile per i più, quindi figuriamoci per un papà che già ne aveva fatto una questione di principio, .....e.....quel sassolino, diciamolo, non dava fastidio a nessuno.

Ma il papà è un importante e famoso medico e non vuole né perdere il suo tempo prezioso che è riuscito a ritagliare per venire a 'sto cavolo di festa della scuola, né tanto meno a farsi disubbidire da un sacchetto di ciccia di 4 anni quando in ospedale tutti lo ascoltano.

La maestra pensa a tutto questo.

Bambino sfinito dal pianto ma di più dal fatto che il papà non capisca/non gli chieda il perchè per lui è importante quel sasso.

La maestra soffre.

Qualcuno viene in aiuto e distrae il padre per un attimo. Mi chino, gli spiego che può affidarmi il sasso superpotente che lo custodirò per lui.

Lui mi guarda, gli occhi acquosi, il naso che cola, apre il suo pugnino e mi dà il suo sasso caldo.

Più veloce della luce lo infilo in tasca, saluto il papà con un sorriso finto ma obbligato, perchè sono in una scuola privata e lui è un cliente, e penso “Perchè lo fai?” sulle note di un vecchio tormentone.


Beh Federico, ora sei al liceo. Se ti venisse mai in mente il tuo sasso supersonico, sappi che io lo conservo ancora in una piccola scatola.

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